L’arte di vincere

L’Oakland Athletics una squadra di baseball con pochi fondi, badget inferiore rispetto alle grandi squadre della Major League , dopo l’ennesima sconfitta, si vede portar via i migliori giocatori allettati da contratti più generosi. Il film inizia proprio con una riunione atta a sostituire i professionisti mancanti, il general manager Billy Beane (Brad Pitt) si trova a dover affrontare i soliti commenti poco professionali sulla vita privata dei giocatori presi in considerazione e dei loro “difetti”.

Il film ha sicuramente un approcio romantico riguardo a questo gioco, tanto che il protagonista stesso ripete due volte nell’arco della durata del film la frase ” come si fa a non essere romantici col baseball!?”. Cerca di comperare e/o scambiare i giocatori dai Cleveland Indians, ma si ritrova a rimbalzare su di un muro di gomma. Nota un giovane ragazzo il quale ha una forte responsabilità sui rifiuti che riceve, incuriosito va dal ragazzo di nome Peter Brand (Jonah Hill) neo laureato in economia e scopre che ha una teoria molto particolare e innovativa sulla scelta dei giocatori. Ha creato un software per analizzare le potenzialità dei giocatori, tralasciando difetti spesso ininfluenti. Billy Beane  inizierà ad usare questa tecnica e il ragazzo diventerà il suo braccio destro, ovviamente nessuno è d’accordo con loro, la scelta sembra solo una pazzia, ma continueranno con le loro idee.

Il film è basato sul libro biografico Moneyball: The Art of Winning an Unfair Game di Michael Lewis ed è diretto da Bennett Miller

Il mio umile parere è che il film mantiene l’interesse dello spettatore, ma in ogni caso parla di uno sport che in Italia non è molto seguito. Buona l’interpretazione di Pitt, ma non da Oscar, ritengo anzi che tutto il film non dovrebbe concorrere per la statuetta, il fatto è che parla dello sport nazionale americano e americano è pure l’omino d’orato!