Shame

Ambientato a New York – ma di produzione inglese – parla di un trentenne (Michael Fassbender ) con un buon lavoro, una splendida casa, di ottima presenza e con buone maniere; un uomo insomma che in molte potrebbero ambire. Quindi a che dobbiamo il titolo Shame (Vergogna)?! Al suo sfrenato impulso sessuale, che lo porta a ricercare molte volte durante il giorno l’autoerotismo, la visione di filmati porno e la frequentazione di chat erotiche. Non mancano i rapporti occasionali con donne conosciute in locali o altri posti o con prostitute. Ma il regista (Steve McQueen ) mai scende nella volgarità, rimane nelle sfumature dell’eccitazione “elegante”, rendendo magistralmente il film un “vedo non vedo”, seppur la presenza di nudi non manchi di certo.

Il protagonista non riesce ad instaurare legami, sentendosi oppresso a differenza della sorella (Carey Mulligan ) che agogna disperatamente l’amore e il sentirsi amata, rendendola insicura di se e recidiva ai tentati suicidi.

Il film è stato premiato molte volte e in vari festival, per quel che mi riguarda a giusto merito, infondo la sesso dipendenza è oggigiorno una realtà molto diffusa e i sentimenti stanno scivolando in secondo piano; è lo specchio di quello che accade oggi attorno a noi.

A mio parere alcuni nèi sono dovuti a scene troppo lunghe e lente, che rendono il film a volte noioso e che mi hanno portato allo sbadiglio.